Puledro, fauno e tubo da giardino – Arte negli spazi pubblici
Quando, nel 1961, la scultura fu eretta sull’odierna piazza della vecchia sinagoga i cittadini di Friburgo non dimostrarono particolare entusiasmo per la nuova arrivata ed espressero il loro malcontento in numerose lettere indirizzate al giornale locale e all’università. Con i suoi due metri di lunghezza e quasi due tonnellate di peso l’opera della figura distesa, realizzazione di un progetto del 1953, era stata comprata dalla regione per il nuovo edificio dell’università nell’ambito del progetto Kunst am Bau (letteralmente arte nell’architettura). Uno dei soprannomi più carini rifilati all’epoca alla scultura fu "la Venere dell’Emmentaler". L‘importanza della figura distesa a livello internazionale è sottolineata dalla sua presenza alle mostre della Fondazione Henry Moore, che l’hanno già portata per ben due volte a Perry Green, uno dei luoghi in Inghilterra dove aveva abitato a suo tempo l’artista britannico. Per i suoi viaggi attraverso il Canale della Manica la scultura viene assicurata per 1,5 milioni di euro, che rappresenta un bel salto di valore paragonato al prezzo d’acquisto di 30.000 marchi.
# 2 Tubo da giardino, Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen, 1983
Uno dei cosiddetti orti urbani dovette far spazio alla costruzione del centro di formazione professionale e al parco Eschholz. Volendo fare proprio riferimento a questa storia la coppia di artisti realizzò la gigantesca scultura di un tubo per irrigazione, con apposito rubinetto, alto 10 e lungo 84 metri. Il progetto vinse il concorso artistico indetto dalla città di Friburgo nel 1980, ma dovettero passare ancora due anni prima dell’esecuzione definitiva. L’ingegnere dell’acciaieria Mannesmann di Mühlheim, nella zona della Ruhr, dovette infatti sviluppare un nuovo sistema sulla base del modello degli artisti in modo da poter contemporaneamente piegare i 30 pezzi del tubo in due direzioni. Le varie parti della scultura furono poi portate a Friburgo tramite trasporto eccezionale. I costi pari a 400.000 marchi furono sostenuti dalla città nell’ambito del progetto Kunst am Bau (letteralmente arte nell’architettura) per il centro di formazione professionale.
# 3 Nove muse, Bettina Eichin, 1978 – 1992
Prima di essere collocate nell’edificio III dell’università come gruppo scultoreo le nove muse di bronzo a grandezza naturale hanno vissuto una movimentata storia. Nel 1978 l’Associazione professionale degli artisti visivi del Baden meridionale indisse un concorso per raccogliere idee destinate all’allestimento degli spazi nelle vie del quartiere Metzgerau e la scultrice svizzera Bettina Eichin lo vinse con il suo progetto delle nove figure. "Avvolte nei loro mantelli si portano addosso il peso della storia", ecco come l’artista spiega la differenza rispetto alla tipica concezione delle muse, descritte per esempio da Goethe come "ariose". L’entusiasta giuria del concorso consigliò alla città di realizzare il progetto e così vennero messi a disposizione 270.000 marchi. Numerosi soci dell’Associazione degli artisti visivi rimasero, però, delusi dalla realizzazione e protestarono in maniera decisa contro l’erezione della scultura. Dopo cinque anni si raggiunse un compromesso. La città comprò per 30.000 marchi una delle figure, la "musa dormiente", che trovò posto nell’ufficio del sindaco preposto alla cultura. Due anni più tardi la commissione cittadina per la cultura votò anche per l’acquisto delle altre muse. Sei di loro vennero esposte nell’ambito della mostra florovivaistica e successivamente iniziò una vera e propria odissea per il gruppo scultoreo che dapprima finì nel magazzino del Mundenhof, una riserva naturale con spazi recintati, e fu poi dato in prestito all’università di Berna, a quella di Berlino e a quella di Basilea. Solo nel 1996 le sculture di bronzo trovarono la loro collocazione definitiva nell’atrio dell’istituto III dell’università di Friburgo.
# 4 Coni ballerini, Andrea Zaumseil, 1996 – 2000
"Con questi coni volevo rendere visibile la musica e ho cercato di esprimere gli elementi ritmo e movimento". Le 4 sculture, che l’artista non chiama trottole ma coni, hanno un’inclinazione di 60, 70, 75 ed 80 gradi e rappresentano un forte contrasto rispetto agli elementi verticali della facciata del Palazzo dei Concerti. Pur essendo vuoti all’interno i coni hanno un peso totale di 22 tonnellate. Appositi fori di scarico proteggono le sculture dall’accumulo di acqua piovana che potrebbe causarne la caduta nonostante le ampie fondamenta di cemento. Le sculture in ghisa sono state prodotte nella fonderia sveva di Roll Voith a Heidenheim. Prima di installare l’opera ne fu provata la disposizione tramite listelli su scala 1:12 a forma di triangoli e rivestiti di tessuto nero dagli studenti d’arte dell’università delle scienze pedagogiche.
# 5 Figura che deglutisce e figura che sputa acqua, Franz Gutmann, 1982
Un’opera originale in un luogo originale: sotto il ponte della ferrovia urbana nel Kirchpark del quartiere Stühling trovate due enormi figure o meglio le loro teste, le loro mani e i loro piedi. Le unisce un "Bächle", un canaletto di Friburgo. A rifornirlo ci pensa la figura che sputa l’acqua facendola finire nella bocca dell’altra figura pronta a deglutirla. Le sculture furono realizzate nel 1982 nell’ambito della ristrutturazione della Kirchplatz nel quartiere Stühling e la città investì 170.000 marchi nell’opera dello scultore Franz Gutmann, artista proveniente dalla Münstertal e compagno di studi di Joseph Beuys. Una visuale molto particolare la si ha salendo sulle due scalette d’acciaio sul retro della figura che sputa acqua e arrivando agli occhi. Da queste due aperture e attraverso le lastre di pietra si può dare uno sguardo al corso dell’acqua e alla seconda gigantesca figura. La dedica "Gutmann fa, Humbert ride" esprime l’intenzione dell’artista di voler far ridere i friburghesi e soprattutto l’allora urbanista Klaus Humbert.
# 6 Puledro, Werner Gürtner, 1936
Nessun friburghese vorrebbe dover predire sul serio l’aspetto del cavallo il giorno successivo e nessuno ha mai contato davvero quante volte questa scultura è già stata dipinta e decorata. Nel 1936 la scultura in calcestruzzo fu venduta ad un privato, 4 anni dopo la città di Friburgo acquistò quest’opera dall’altezza di 1,90 e dal peso di una tonnellata. L’ufficio preposto parchi e giardini piazzò la figura su un’area verde vicino alla via chiamata Holbeinstraße e così il cavallo prese il nome di Holbeinpferd. L’opera, dapprima senza firma, venne siglata nel 1950 dal suo ideatore, Werner Gürtner, su richiesta dell’allora sindaco Wolfgang Hoffmann. Per tanto tempo non successe poi nulla, fino al gennaio 1981, quando il puledro si trasformò in zebra. L’azione di un residente che aveva dipinto l’animale di bianco per coprirne le scritte fece venire a sua volta un’idea a due quindicenni che si misero all’opera di notte e dipinsero delle strisce. Questa decorazione è stata finora una di quelle che è durata più a lungo. In seguito il puledro è stato ambasciatore di giuramenti d’amore e proposte di matrimonio, ha fatto parecchi auguri di compleanno e indossato varie magliette di squadre di calcio. Sia nelle vesti di unicorno che come Pegaso, il cavallo alato, ha già stupito un vasto pubblico ed il suo girovita cresce ogni anno di 3 mm per via dei nuovi strati di vernice. La città l’ha pulito, l’ultima volta, nel 1998 ed attualmente si trova in fase di restauro poiché è stato investito da una macchina. Durante questi lavori lo sostituisce provvisoriamente una mucca di cartapesta che sugli zoccoli porta la scritta "sostituzione per ferie".
# 7 Otto il Rosso, Eberhard Rau, 1973
I residenti del quartiere di Friburgo Landwasser hanno potuto decidere come chiamare la gigantesca scultura di dodici metri. L’artista e architetto libero professionista Eberhard Rau non aveva infatti dato alcun nome al lavoro realizzato nel 1973. La scultura risale alla vittoria del primo premio in un concorso di edilizia residenziale che cercava un’opera da inserire in uno spazio pubblico. Su uno zoccolo di calcestruzzo sono montati i torsi di tre figure girevoli, plasmate in ferro e ricoperte di poliestere, che cambiano continuamente direzione a seconda del vento. A detta dell’artista le due figure dalle sembianze umane, con i loro pronunciati occhi tondi e il loro allegro sorriso, possono essere viste come uomo e donna e formano una coppia. Il terzo viso quadrato, invece, non rappresenta come spesso supposto il loro bambino, bensì un semidio della mitologia romana. Il fauno, la divinità della natura, ricorda che qui una volta c’era un bosco al posto dell’odierno quartiere cittadino.
# 8 Coccodrillo, Ole Meinecke, 2001
"Bitte nicht füttern" ("si prega di non dare da mangiare") c’è scritto su un cartello apposto sulla ringhiera del canale nel quartiere Gerberau. Questa targhetta si riferisce al coccodrillo o più precisamente alla sua testa di granito lunga quasi un metro. Si tratta certamente di una delle immagini da cartolina più amate della città e da quando, nel 2002, questa attrazione turistica con i suoi impressionanti denti ha trovato posto nella corrente del canale non viene più tralasciata neanche da nessuna caccia al tesoro. La scultura è stata realizzata un anno prima dallo scalpellino Ole Meinecke dell’Istituto professionale Weinbrenner nell’ambito della sua tesina. La famiglia Himmelsbach, verso la cui lavanderia il coccodrillo rivolge oggi lo sguardo, ha acquistato l’opera per 3.500 euro ed investito altri 300 euro per ottenere l’autorizzazione ad installarla nel canale che con le sue acque alimenta i cosiddetti Bächle.
# 9 La scultura del cappotto, Johannes Rühl, 2003
Da lontano sembra vero, solo da vicino si riconosce che si tratta di una scultura. Il cappotto abbandonato ricorda la deportazione di 450 ebrei, uomini, donne e bambini, nel campo di concentramento di Gurs, in Francia, nel 1940. Il punto di raccolta era nelle vicinanze del cosiddetto ponte Wiwilli, sulla cui rampa d’accesso si trova oggi la scultura del cappotto. L’idea di questa scultura per ricordare la storia l’ebbe il vicedirettore dell’ufficio cultura, Johannes Rühl, e il consiglio comunale accettò all’unanime il suo progetto. Prendendo spunto dalle foto di un cappotto degli anni ‘40 la scultrice Birgit Strauch realizzò la scultura nel 2003. Sul lato sinistro del cappotto, all’altezza del petto, è incisa una stella di David, scelta voluta, anche se la Stella di David fu introdotta solo nel 1941. I dettagli storici vengono spiegati su una targhetta vicino alla scultura. "Questa scultura commemorativa esprime un chiaro messaggio, ma lascia anche spazio alla riflessione. Il cappotto rappresenta simbolicamente quello che i deportati hanno lasciato indietro, anche nelle nostre teste", spiega Johannes Rühl.
# 10 La casa con i graffiti, Tom Brane, 2016
Tutela dei monumenti e graffiti sono probabilmente due concetti di per sé in antitesi. La storia della casa con i graffiti all’indirizzo Kirchstraße 17 nel quartiere Wiehre ne è un’impressionante dimostrazione. Nel 2016 la proprietaria della casa, costruita intorno al 1870 nello stile dell’Historismus (storicismo), incaricò l’artista di graffiti Tom Brane di cambiare la facciata. Quest’idea, però, non piacque per niente ad un vicino che presentò ricorso anonimo al genio civile. Questo, a sua volta, vietò la prosecuzione dei lavori. Il progetto, tuttavia, aveva all’epoca già numerosi sostenitori che spontaneamente promossero una petizione online, raccogliendo 1.700 voti, e una campagna di raccolta firme che superò il numero di 3.000. Non tardò neanche a farsi sentire la risonanza mediatica e così, il 10 ottobre 2016, si ebbe la grande svolta: inaspettatamente il genio civile annullò il vincolo di tutela. Da un controllo era infatti risultato che l’edificio, negli anni ‘60 e ’70, era stato notevolmente modificato all’interno e tali modifiche non giustificavano più i provvedimenti presi in precedenza. L’inserimento nella lista dei beni di interesse culturale era infatti avvenuto nel 1982 soltanto per la facciata, senza che avesse avuto luogo un’ispezione. A seguito di questa decisione Tom Brane potè così terminare i suoi graffiti e concludere con questa dedica: "Per tutti i bambini e per chi è rimasto bambino nel cuore".